LA DISTANZA DELLA LUNA
con Michele Eynard e Pierangelo Frugnoli
regia Carmen Pellegrinelli
musiche dal vivo Pierangelo Frugnoli
disegno luci Simone Moretti
costumi Maria Barbara De Marco
produzione Luna e GNAC Teatro
Descrizione
C’è una parola finlandese che definisce il clima di questo spettacolo: “Kaukokaipuu”, cioè la nostalgia di un posto dove non siamo mai stati.
Una volta la luna era vicinissima alla terra. Così vicina che i terrestri dell’epoca avrebbero potuto salirci con una scala a pioli. Quel genio di Italo Calvino provò davvero a immaginare come sarebbe stato vivere a quel tempo, e ne nacquero Le Cosmicomiche, una raccolta di storie fantastiche, ambientate in tempi lontanissimi, raccontate da un testimone oculare, cioè da uno che si trovava proprio lì in quel momento. Lui c’era quando i pesci uscirono dall’acqua per diventare anfibi; c’era quando si formò l’atmosfera e nacquero i suoni e i colori; c’era perfino quando tutta la materia era concentrata in un punto, prima del Big Bang. E naturalmente c’era anche quando sulla luna ci si poteva andare con una scala. Tutta la storia si svolge tra mare e luna. Ed è lì che troviamo il nostro narratore, coadiuvato da un musicista dal vivo, per rievocare le atmosfere di quelle notti di luna piena, chiare come di giorno, sovrastati dallo sterminato soffitto scaglioso del nostro satellite. La luna così vicina genera un’attrazione gravitazionale - quasi magnetica- al punto di provocare un volo di pesciolini e plancton ogni volta che sorvola la superficie marina. Ma per sua natura genera anche un’attrazione sentimentale, accendendo desideri e passioni tra quei terrestri che si spingono a remi sotto di lei per montar su. La distanza della luna si arricchisce così di una grande storia d’amore, totale e asimmetrica, secondo il gusto di Calvino. Un amore appassionato, irraggiungibile ed eterno.
Note di regia
La scena è spoglia. Solo una piccola scaletta accompagna la narrazione e nell’angolo sinistro del palco un musicista. Le atmosfere della prima cosmocomica di Calvino prendono spazio piano nella scena vuota evocate dalle parole e dalla musica dal vivo. Il protagonista, il famoso Qfwfq, è così come ce lo potremmo immaginare, nè giovane nè vecchio, nè alto nè basso, un po’ qui ma un po’ sempre altrove. Il suo corpo si fa immediatamente pasta per la storia e ci fa scivolare in un viaggio fantastico tra Luna, mare liscio come mercurio, pesci e voli fantastici. Il racconto sempre lieve ci accompagna in un luogo che è al contempo strano e famigliare, qualcosa che ha a che fare con le origini e che per qualche strano, non razionale, motivo riconosciamo. Il corpo di Qfwfq, passa attraverso diversi stati affettivi e gravitazionali. L’attrazione amorosa di Qfwfq per la moglie del capitano lo muove incessantemente tra terra e luna. Ha la forza e la nostalgia dei desideri inespressi e mai appagati, che trasformano le vite delle persone. La storia anti eroica di Calvino racconta del desiderio di relazione e al contempo delle sue difese. E’ difficile arrivare a toccare chi vorremmo amare. Ma in fondo possiamo annullare la distanza solo se sappiamo di non essere la stessa cosa. “E più cresce più m'immagino di vederla, lei o qualcosa di lei ma nient'altro che lei, in cento in mille viste diverse, lei che rende Luna la Luna e che ogni plenilunio spinge i cani tutta la notte a ululare e io con loro.”
In caso di maltempo
05/08/2023 18:00 - TORRE PALLAVICINA, Palazzo Oldofredi Tadini Botti, Via San Rocco 1